Si rischiano infezioni e danni anche gravi alla cornea, come proteggersi
Un’estate di bagni in piscina? Per proteggere gli occhi sono bandite le lenti a contatto quando ci si immerge ed è meglio, anche da non portatori di lentine, non andare sott’acqua ad occhi aperti, perché a causa del cloro possono irritarsi.
Questi i consigli che arrivano dagli oculisti, che consigliano per la piscina gli occhialini, che esistono anche graduati.“ Il cloro- rileva la dottoressa Muriel Schornack, della Mayo Clinic – è un disinfettante piuttosto potente e può causare danni alle cellule dello strato esterno che proteggono la cornea”. Occasionalmente, aprire gli occhi sott’acqua potrebbe non causare problemi, ma farlo in modo prolungato può causare danni.
“L’occhio – rileva Schornack – diventa rosso, irritato. Si può diventare fotofobici o sensibili alla luce. La vista potrebbe offuscarsi leggermente e gli occhi si percepiranno irritati o addirittura potrebbero provocare dolore”. “La piscina – aggiunge il professor Teresio Avitabile, presidente Siso– è un posto tutt’altro che pulito. L’acqua può anche apparire limpida, ma proprio pulita non è, anche in proporzione alla quantità di persone che vi si immergono. Il cloro è un disinfettante, ma per gli occhi è anche una sostanza chimica irritante. Che può creare irritazioni della congiuntiva e anche della cornea.
La cosa però più importante è che è assolutamente bandito il bagno in piscina con le lenti a contatto, come in tanti fanno. Nell’acqua dolce si può annidare infatti un protozoo che può determinare effetti devastanti sull’occhio. Si chiama Acanthamoeba e la piscina è il suo habitat: se un portatore di lenti a contatto fa il bagno in piscina e le lenti gli hanno creato una piccola abrasione sull’epitelio della cornea, lo strato più superficiale, ciò apre la porta all’ingresso di questo protozoo che con la sua struttura e le sue sostanze chimiche può entrare negli strati profondi della cornea e una volta annidato è difficilissimo da debellare”.
In alcuni pazienti si è arrivati al trapianto di cornea o in casi estremi alla perdita dell’occhio in maniera definitiva. “L’infezione da Acanthamoeba, di cui si stimano circa 800 casi l’anno in Italia – sottolinea il professor Vincenzo Sarnicola, membro del consiglio direttivo Siso – è un infezione difficile e orfana di farmaci, ve ne sono solo di galenici. La prossima primavera probabilmente avremo il primo, di un’azienda italiana. Prima si inizia la terapia, migliori sono gli effetti. Ma il problema è che il quadro clinico, che può essere scambiato con quello di una congiuntivite, non è ben conosciuto dalla maggioranza dei Pronto Soccorso. Per questo è utile rivolgersi prontamente a un oculista in caso di problemi che persistono, specificando di aver fatto un bagno in piscina con le lentine a contatto”.